In Italia si spendono ogni anno 750 milioni di Euro, in contanti, da parte delle famiglie per l’acquisto di libri di testo, testi peraltro spesso utilizzati solo al 20-30% durante l’anno e resi anno dopo anno fuori corso dalle cosiddette “nuove edizioni”. Ma se i contenuti didattici fossero prodotti dagli stessi docenti (cosa che già fanno quotidianamente) e distribuiti liberamente in rete in formato digitale?
La scuola italiana – fra tante difficoltà e penurie – ha una grande e ricchissima risorsa: la capacità produttiva dei docenti, un vero capitale intellettuale e culturale che si alimenta, giorno dopo giorno, in tutte le diecimila scuola italiane.
L’invito di garamond.it è a far parte della grande comunità di insegnanti disponibili a pubblicare e condividere le loro produzioni didattiche (testi, dispense, slides, video, animazioni, questionari, giochi ecc.) nel grande Repertorio Italiano di Contenuti Educativi e Didattici (RICED) già ricco di migliaia di contenuti didattici digitali per tutte le classi e tutte le materie, in formati aperti (ePub, XML ecc.) e licenze gratuite.
Quello prodotto dai docenti è un vero e proprio capitale di conoscenze e saperi, vivo e dinamico, che Garamond intende valorizzare dando vita ad un piattaforma di contenuti didattici digitali per il “Social Learning”, costituita da contenuti aperti, non soggetti a copyright (le licenze saranno Creative Commons), ma mai generici ed anonimi, sempre ascrivibili ad uno o più autori, liberamente e gratuitamente riproducibili e condivisibili fra tutti gli studenti e i docenti che intendessero avvalersene.
Garamond intende proseguire anche sul fronte dei contenuti nella sua azione di innovazione, in un panorama dell’editoria scolastica italiana troppo spesso ristretto in logiche di pura difesa di rendite di posizione, con forti concentrazioni e con conseguente scarsa concorrenza, a tutto svantaggio del consumatore e dell’intero sistema dell’istruzione.
Il Repertorio online, alimentato e fruito da docenti e studenti, costituisce un primo passo nella direzione di una nuova editoria, che rinuncia all’idea di conoscenza come “proprietà privata” e promuove forme collaborative e condivise del sapere.